Dopo due anni di fermo a causa pandemia, in Normandia sono ripresi i festeggiamenti per lo Sbarco degli Alleati nel 1944.
Purtroppo il passare del tempo continua a mietere coloro che furono i protagonisti dell'evento che diede inizio alla fine della seconda guerra mondiale. Ad oggi sono rimasti in pochi i veterani della seconda guerra mondiale, ma il ricordo di quei giorni che segnarono per sempre il decorso della storia è vivo nella memoria collettiva.
Uno dei veterani della seconda guerra mondiale che partecipò attivamente a questi eventi storici è l'infermiere nativo americano Charles Norman Shay che ancor oggi sente il suono dei proiettili che sfioravano il mare. Non si ricorda quanti commilitoni feriti tirò fuori dall'acqua quel giorno dello sbarco, ma è vivo nella sua memoria il suono delle mitragliatrici.
Aveva soltanto 19 anni il giovane Charles, nativo americano appartenente alla tribù Penobscot del Maine, quando si arruolò nella Prima Divisione Fanteria (1st Infantry Division, conosciuta con il nome di Big Red One), nel 16esimo Reggimento di Fanteria, come infermiere.
La sera prima dell'inizio dell'invasione, Shay ha avuto una visita a sorpresa da parte di un collega Penobscot, Melvin Neptune. Sembrava destino incontrare qualcuno che conosceva dalla sua riserva su una nave di combattimento. "Non abbiamo parlato della sua esperienza come combattente e non mi ha dato nessun consiglio in questo senso. Abbiamo parlato di casa, perché sapeva che non ho mai preso parte a nessun combattimento e non voleva spaventarmi con l'inferno che si stava per scatenare su di me".
La divisione Big Red One ha subito circa 2000 perdite, la gran parte durante la prima ora di sbarco sotto il pesante fuoco tedesco.
Con gli occhi che gli bruciavano per il fumo della battaglia, Shay guardava i soldati feriti che lottavano per scendere a terra carichi di equipaggiamento. Alcuni stavano annegando nella marea crescente. Senza esitare, si buttò in mare per salvarli.
Armato solo delle sue due tracolle con forniture mediche, ha tirato fuori dall'acqua i soldati americani vivi e li ha stesi sulla spiaggia. Non dimenticherà mai l'odore di carne bruciata, veicoli e olio trasportato dalle brezze oceaniche.
Fino a mezzogiorno, quasi la metà dei soldati e degli ufficiali della sua compagnia è stata ferita o uccisa. Quasi 3.000 soldati alleati morirono e circa 9.000 furono feriti o classificati come dispersi il giorno della più grande invasione marittima della storia.
Shay ricorda di aver cullato i feriti gravi per dare loro un po' di consolazione. E' rimasto accanto al suo amico, il soldato Edward Morozewicz fino all'ultimo momento, confortandolo ed incoraggiandolo. Ancora non si dà pace per la sua morte. "Sapevo che stava piano piano morendo. Ho bendato le sue ferite e gli ho dato della morfina. Ma sapevo che non c'era speranza per lui".In seguito, Shay è stato assegnato a uno squadrone di ricognizione che si è trasferito nel piccolo villaggio agricolo di Auel vicino al fiume Sieg in Germania. Lo squadrone incontrò circa 20 soldati tedeschi accompagnati da un carro armato con un cannone da 88 mm e fu costretto ad arrendersi. Furono quindi condotti al campo di prigionia Stalag VI-G . Shay fu interrogato nel campo e lì trattenuto fino al 12 aprile 1945, quando le truppe americane circondarono il campo, intrappolando 350.000 soldati nemici e liberando il campo. Shay è stato rimandato a casa subito dopo.
Nel corso degli anni, Shay ha partecipato a molte commemorazioni su Omaha Beach.
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